Marcovaldo arriva al Kennedy

Un giorno Marcovaldo, stanco del lavoro di uomo di fatica presso la ditta Sbav, decise di fare domanda attraverso le liste MAD per essere assunto come collaboratore scolastico negli istituti agrari della provincia di Torino.

Lui, poco adatto alla vita di città, decise di selezionare solo paesi di provincia convinto che questo cambiamento potesse riavvicinarlo alla vita di campagna, di cui aveva molta nostalgia.

Era un sabato pomeriggio, giorno dedicato agli hobby e agli affari di famiglia, Marcovaldo era intento ed assorto davanti al PC, e finalmente, giunto al termine della compilazione della domanda, schiacciò il pulsante invio.

Marcovaldo in preda al nervosismo, disse: “Accidenti che cosa ho fatto?!!! STATE ZITTI! SMETTETELA!!”

Marcovaldo, disturbato dalla confusione dei suoi sei figli, si accorse troppo tardi di aver inviato la domanda alla provincia di Padova e commentò così tra sé e sé: “Ormai il danno è fatto, chissà dove andremo a finire!”

Il tempo trascorreva lento ed il sonno di Marcovaldo venne disturbato da fantasticherie di viaggi lungo tutta la penisola italiana: un giorno ad Asiago, un altro tra i Colli Euganei, un altro ancora nella laguna veneta, poi ancora all’isola d’Elba in Toscana, tra gli scavi di Pompei.

E finalmente arrivò la primavera...

A marzo lo schermo del PC di Marcovaldo si illuminò e vide che c’era una nuova e-mail. Sorpreso dell’arrivo di questo tanto atteso messaggio, ansioso di sapere chi gli avesse scritto, aprì la posta elettronica.

Alla lettura della convocazione iniziò a saltare e correre per tutta la casa gridando: “EVVIVA! EVVIVA! LAVORERO’ ALL’ISTITUTO AGRARIO DI MONSELICE!”

La moglie e i figli, tra la felicità e la preoccupazione, si chiesero: “Chissà dov’è Monselice?!”

Così, con l’aiuto dei suoi figli, Marcovaldo guardò su Google Maps la posizione della sconosciuta destinazione.

Marcovaldo iniziò a fare una serie di telefonate per trovare una casa dove alloggiare mentre il resto della famiglia preparava in fretta e furia le valigie ed impacchettava tutti i loro averi.

Ed eccolo arrivato a Monselice: antica cittadina murata ai piedi dei Colli Euganei, immersa nel verde della pianura veneta, con il suo castello, la Rocca, le sette chiesette, il santuario.

Marcovaldo, estasiato dalla vista di Monselice, esclamò: “In quale posto meraviglioso sarò mai capitato!”

Il lunedì mattina, vestito di tutto punto ed emozionato, varcò la soglia della scuola e venne subito sballottato da una parte all’altra dal via-vai di studenti urlanti intenti a raggiungere le loro classi. Con gran fatica riuscì a raggiungere la portineria dove ebbe un incontro mostruoso: la signorina Distrigatuto.

 

Si distingueva per bassa statura e per la corporatura tozza e pronunciata, uno sguardo fulminante ed inceneritore, sicuramente aveva anche bisogno di una seduta dall’estetista (e non solo!). Impaurito dalla sua figura, Marcovaldo si avvicinò per scrutarla nei particolari: un grosso neo nero e peloso sul naso, le sopracciglia unite tra di loro per la peluria infinita e scura, i capelli oleosi raccolti in uno chignon che metteva in risalto due grandi orecchie a sventola.

Marcovaldo la odiò sin dal primo momento e lei ne approfittò per affidargli i compiti più duri e noiosi e non solo: “Marcovaldo, non hai pulito abbastanza! Corri a sistemare i banchi, corri a lavare per terra, corri ad igienizzare i WC!”

La voce stridula della signorina Distrigatuto gli risuonava nella mente tutto il giorno: “Rifare, ripulire, risistemare, rilavare, riordinare: non faccio mai nulla che vada bene!”

Se nelle faccende non brillava, Marcovaldo era però apprezzato dai docenti della sezione agraria per la sua competenza in termini di agricoltura e le vastissime conoscenze agronomiche. Il nostro protagonista, inoltre, aveva sempre una parola buona per chiunque incontrasse, anche a sera inoltrata, dopo una giornata intera di lavoro.

Il professor Sempreverde stimava molto Marcovaldo e gli piaceva intrattenersi spesso con lui a discutere di semi e piante: le loro passioni. Volendo coinvolgerlo nel progetto “Polenta Veneta” gli affidò un compito impegnativo, sicuro della sua professionalità: Marcovaldo avrebbe dovuto acquistare i semi della varietà Zea Mays, destinati alla macinazione, per la produzione della vera polenta veneta, da vendere in occasione della fiera locale “Colori e sapori”.

Marcovaldo, entusiasta dell’incarico, aveva finalmente l’occasione di dimostrare quanto valeva,   soprattutto in materia agraria, e si mise subito all’opera.

Marcovaldo, allora, navigando sul sito del Consorzio agrario Nord-Est, digitò sulla barra di ricerca la specie “Zea Mays”; dopo aver osservato con attenzione i prodotti, si rese subito conto che ad un prezzo di 6.50€/kg, al posto di 15€, era disponibile la stessa varietà di mais.

Entusiasta di questa scoperta, Marcovaldo contattò subito la segreteria scolastica riferendo del grande risparmio che avrebbero avuto nell’acquistare i 15 kg di mais. Il giorno dopo arrivò a scuola tutto felice ed i colleghi gli fecero mille complimenti... La gioia di Marcovaldo era contagiosa, tutti erano sorridenti e di buon umore, ma la signorina Distrigatuto era già pronta ad intervenire.

Avendo visto Marcovaldo così felice, la signorina si avvicinò e gli rivolse la parola, furiosa e verde in volto d’invidia: “Caro Marcovaldo, stai cercando di attirare l’attenzione di tutti per farti apprezzare. Devi sapere che prima del tuo arrivo ero IO la regina di questa scuola!”

Marcovaldo le rispose deciso: “Tu mi stai criticando e perdi del tempo; io, invece, sto facendo solo del mio meglio!!”

La Signorina Distrigatuto allora profetizzò: “ti licenzieranno prima della scadenza del tuo  breve contratto e torneranno da me in ginocchio!”

Marcovaldo non ebbe il tempo di ribattere che sbadatamente la signorina gli rovesciò il caffè sulle sue nuove scarpe bianche.

 

Mentre Marcovaldo cercava di pulirsi, ebbe un incontro inaspettato con il professor Sempreverde, il responsabile del progetto “Polenta Veneta”, che gli chiese di seguirlo nel suo studio.

Marcovaldo iniziò a seguire il professore lungo tre corridoi e cinque piani di scale arrivando così ad una porticina nera e stretta: l’ingresso del suo ufficio. Facendo attenzione a non rovinare le numerose ed affascinanti piante che abitavano lo spazio tra quelle quattro mura, Marcovaldo si sedette ed il professore iniziò a parlargli dicendo:

“Gentile Marcovaldo, è con piacere che la accolgo nel mio studio e la ringrazio per essersi adoperato nell’acquisto più economico di sempre. In accordo con la dirigente e il consiglio d’istituto, le propongo un ruolo attivo nel progetto destinato agli studenti dell’indirizzo agrario. Saremmo lieti di averla con noi nel momento dell’essicazione del mais, l’ultima tappa prima del confezionamento del prodotto che dovremmo poi vendere in sacchetti al nostro mercatino in occasione della fiera annuale Colori e Sapori”

La sera stessa, a cena con la famiglia, Marcovaldo si dimostrò orgoglioso della proposta ricevuta e la moglie gli fece notare che probabilmente era la svolta professionale che stava aspettando. Da quel momento Marcovaldo visse i successivi mesi con entusiasmo e dedizione.

Finalmente arrivò il tanto atteso giorno dell’essicazione, tutti erano pronti nei locali della scuola a ciò destinati. Un miscuglio di sentimenti si percepiva nell’aria: eccitazione, frenesia, impazienza.

La stufa venne accesa sotto l’occhio sempre vigile e attento del professor Sempreverde.

Un improvviso e continuo scoppiettio attirò l’attenzione di tutti: la stufa si era trasformata in una grande macchina produttrice di bianchi e croccanti pop corn.

Marcovaldo incredulo riuscì solo a dire, amareggiato, un “ohhhhh”: già si immaginava il  ritorno nella monotona Torino.

Gli studenti che in tutti questi mesi avevano imparato ad apprezzarlo e gli volevano bene, per evitare il licenziamento di Marcovaldo organizzarono una manifestazione per tutte le vie del centro. La protesta sortì l’effetto voluto e Marcovaldo mantenne il suo posto di lavoro.

Gli studenti si dimostrarono non solo solidali ma anche furbi: per evitare il danno economico alla scuola e recuperare in parte le spese sostenute, proposero la vendita del gustosissimo imprevisto.

E fu così che la profezia della perfida sig.a Distrigatuto non si avverrò!

 lab podcast2

 

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